Qual è la motivazione più forte che ci spinge ad agire?
Gli uomini, quando agiscono, lo fanno per due ragioni:
1) ricercare il piacere
2) evitare il dolore.
Quando inizi a pensare ad ogni decisione che hai preso, forse ti renderai conto che è possibile ricondurle tutte ad uno di questi due motivi.
In più potresti renderti conto di una cosa: probabilmente, per te, è più facile agire se motivato dal piacere piuttosto che dal dolore, o viceversa.
Insomma, potresti renderti conto se preferisci di più il “bastone” o la “carota”.
Ciò che più interessa, però, è il fatto che le azioni che normalmente mettiamo in atto per evitare il dolore sono le più forti, le più determinate. Sfortunatamente, sono anche quelle che il più delle volte funzionano unicamente nel breve periodo.
Se agiamo spinti dal dolore, infatti, lo facciamo unicamente in funzione di un dolore imminente. Insomma, agiamo solo quando il dolore è così vicino che dobbiamo fare il possibile per evitarlo.
Invece, le azioni volte alla ricerca del piacere sono tendenzialmente più costanti e lente; in apparenza, sembrano non creare risultati tangibili nel breve periodo, ma portano ad enormi conquiste nel lungo periodo. Non a caso, chi agisce in questo modo lo fa in visione di un bene futuro e ogni suo gesto è orientato per giungere proprio a quel futuro.
Normalmente, i manuali e i corsi di motivazione si fermano qui con la spiegazione.
In realtà c’è una terza motivazione: la disperazione.
La disperazione è la più potente tra le forme di motivazione.
In apparenza potrebbe sembrare qualcosa di negativo: non a caso “disperazione” è una parola forte, che porta con sé sensazioni che non sono affatto piacevoli, ma in realtà non è così.
Chi lascia che sia la disperazione a motivarlo è spinto dall’idea che la vita può essere solo nel modo in cui la desidera, e dedica ogni grammo di energia, ogni suo pensiero, ogni suo gesto a realizzarla.
Chi agisce in questo modo conosce perfettamente il piacere che ricaverà quando realizzerà ciò che vuole, e il dolore che invece subirà se non lo realizza.
Chi agisce con disperazione sa che ogni passo lo avvicina al proprio obiettivo e lo allontana dal pericolo di fallirlo.
Proprio per questo ti chiedo di iniziare già adesso un esperimento per provare quanto è potente questa forma di motivazione.
Pensa ad una decisione che stai procrastinando e domandati: “Che cosa può succedere se non la metto in pratica?”
Scrivi tutto ciò che accadrà non solo nel breve periodo, ma anche il modo in cui questa procrastinazione può incidere sul resto della tua vita, magari cinque anni nel futuro, se non addirittura dieci.
Pensa, poi, a ciò che accade se la metti in pratica e, di nuovo, metti tutto per iscritto.
Dopo aver fatto questo, comincia a vivere i due futuri: sia quello in cui procrastini che quello in cui agisci.
E inizia a notare come cambia il modo in cui ti senti rispetto alla decisione che devi prendere.
Così facendo inizierai a renderti conto come puoi usare le tue emozioni per spingerti lì dove desideri, scoprendo anche di come è facile essere in grado di indirizzare i tuoi stati emotivi.
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Sono due le cose da fare:
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